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Uno splendido ricordo

DI NUNZIA DEGLI INNOCENTI

" Piove a dirotto. Accasciata con il corpo contorto per la brutta caduta sul marciapiede scivoloso e incastrata tra l'ombrello aperto, un'auto parcheggiata e il muro della casa vicina, non riesco a muovermi. Sopra di me vedo in questo momento il volto di una giovane donna incorniciato da un velo nero e sento due braccia che con delicatezza cercano di rimettermi in piedi: “E' la signora Pani del C.A.V!!”. Saprò - dopo essere stata in ospedale - di essermi fratturata il bacino. Sì, sono la signora del C.A.V. è vero, ma da alcuni anni, per motivi di salute mia e dei miei familiari, non sono più membro effettivo del Centro anche se lo amo come una cosa mia. Eppure la signora dal velo nero mi ha riconosciuta, forse legandomi allo splendido, magico meraviglioso ricordo della nascita di quel figlio che, per motivi che non ricordo (sicuramente tutti pesanti e difficili) durante i primi giorni di gravidanza, la signora aveva deciso di non avere. Per fortuna, grazie alla nostra vicinanza, affetto e comprensione ora il bimbo c'è ed è immensamente amato. Chi ti prende e ti accompagna fuori da quel tunnel buio da cui credi di non avere via d'uscita perchè non vedi la luce? Ecco, quella mano rimane per sempre nel tuo cuore e nella tua mente anche se con il tempo dimenticassi la stretta e l'affetto. Ma quel che è fatto rimane e i figli crescono. Questo è un episodio recente ma io colgo l'occasione per tornare con nostalgia a ritroso nel tempo. Era il 1978, esattamente 40 anni
fa. Dopo lotte furiose era stata approvata in parlamento la legge 194 sull'aborto. Con l'intento di renderlo meno frequente e doloroso, si era finito al contrario per facilitarlo perchè ciò che la legge consigliava di fare non veniva applicato in modo corretto e completo. Senza aspettare che la legge venisse approvata in via definitiva, c'era già stato chi si era mobilitato per aiutare quelle donne che si erano trovate in difficoltà per una gravidanza non prevista ed in sofferenza per non poterla portare avanti. Era il 1975, e nasceva a Firenze il primo Centro di Aiuto alla Vita seguito negli anni via via da uno, dieci, cento Centri in tutta Italia. Anche noi ad Alzano, unendo “l'incoscienza” di alcune signore (Luigina, Loretta, Silvana, Maria, Ileana e Nunzi), decidemmo di diventare strumento nelle mani di Dio. Ci siamo messe a servizio di chi aveva difficoltà a portare avanti una gravidanza inaspettata e siamo andate avanti per tanti anni. Da allora i colloqui e gli aiuti non si sono mai interrotti. Ai colloqui in ospedale, prima della visita che con l'ecografia evidenzia la presenza del piccolo esserino e del suo battito cardiaco (a soli due mesi), giungono donne spaventate ma determinate a liberarsi del figlio ritenuto un disagio e un  problema. Quasi tutte hanno alle spalle situazioni familiari drammatiche: molte hanno problemi economici perchè il marito o compagno non lavora, altre hanno paura perchè sono ammalate e, prendendo farmaci temono di avere un figlio deforme. Ci sono donne per le quali è più importante la carriera, il benessere o la libertà, adolescenti irresponsabili accompagnate da genitori umiliati e preoccupati per il futuro della figlia, straniere che hanno subito violenza. I colloqui con le donne sono un atto di fede. Il nostro “sì a Dio” perchè speriamo che le nostre parole tocchino il loro cuore. Tra i tanti incontri belli ricordo due sorelle della Cecenia che avevano accettato di far nascere i loro piccoli in Italia perchè al loro paese c'era la guerra e una volta un po' cresciuti sono tornati tutti a casa. Ricordo la determinazione di una coppia brasiliana, quando hanno scoperto di aspettare non un piccolo, bensì due gemellini! Lui per mantenere il posto di lavoro e la nuova famigliola partiva da Bergamo in bicicletta alle tre di notte per raggiungere l'aeroporto dove lavorava alle spedizioni. E ancora un caro ricordo: una signora malata di AIDS ha partorito due gemellini ben curati. E' stata tanta la sua felicità che è venuta persino a raccontare la sua esperienza a gruppi di giovani nel nostro territorio. I ragazzi non hanno battuto ciglio durante la sua narrazione. Quando si tratta di
vita vera non c'è bisogno di richiedere il silenzio. I ragazzi capiscono!"

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